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ELLA POTÉ DI PIÙ DI LUI, PERCHÉ AMÒ DI PIÙ

  • Redazione
  • 2 giorni fa
  • Tempo di lettura: 2 min

La notte in cui l’amore trattenne il santo.

<<Era ormai sera quando San Benedetto scese dal monastero di Montecassino per incontrare sua sorella Scolastica.



Come ogni anno, una sola volta, si vedevano: non dentro il monastero, ma in una piccola casa poco distante, luogo semplice, quasi anonimo, perché nulla turbasse la regola e il silenzio della vita monastica.



Sedettero insieme.



Parlarono di Dio.



Non di cose mondane, non di ricordi familiari, ma delle gioie dell’eternità, del cammino dell’anima, delle opere del Signore. Il tempo passava senza che se ne accorgessero. Le parole si facevano sempre più rare, perché quando la comunione è profonda, anche il silenzio parla.



Quando il cielo cominciò a scurirsi, Benedetto si alzò.



— È tempo che io torni al monastero — disse con fermezza.


— La regola non permette che io resti fuori durante la notte.



Scolastica lo guardò.



Nei suoi occhi non c’era ribellione, né capriccio, ma un desiderio ardente di restare ancora, di continuare quella conversazione che non era più fatta di parole, ma di presenza.



— Ti prego — disse — non andartene ancora. Parliamo fino al mattino delle cose di Dio.



Benedetto scosse il capo.


— Dio non voglia — rispose — che io trasgredisca la regola per questo.



Allora Scolastica comprese che le parole non bastavano.


Non insistette.


Non discusse.


Chinò il capo, intrecciò le mani sul tavolo e si mise a pregare.


Non era una preghiera lunga.


Non era una preghiera rumorosa.


Era un grido silenzioso dell’anima.


E mentre Benedetto la osservava, il cielo cambiò volto.



All’improvviso si levò un vento impetuoso.


Nuvole nere coprirono il cielo limpido.


Tuoni e lampi squarciarono l’aria.


Una pioggia violenta si abbatté sulla terra, così fitta e furiosa che era impossibile anche solo aprire la porta.



Benedetto rimase immobile.


— Che hai fatto? — esclamò.


Scolastica alzò lo sguardo, sereno, quasi stupito.


— Ti ho chiesto di restare — disse — e non hai voluto ascoltarmi. Ho chiesto allora al mio Signore, ed Egli mi ha ascoltata.


Benedetto comprese.


Quella notte restò.


Non per forza.


Non per disobbedienza.


Ma perché capì che la regola stessa nasce dall’amore, e che l’amore, quando è puro, viene prima della lettera.


Parlarono fino all’alba.


Tre giorni dopo, Scolastica morì.


Benedetto, dal monastero, vide la sua anima salire al cielo sotto forma di colomba, libera, luminosa, leggera come il suo amore era stato.



E allora comprese pienamente ciò che san Gregorio Magno avrebbe scritto:


«Ella poté più di lui, perché amò di più.»


(Plus potuit quia plus amavit)

 
 

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